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17/01/2024 - PNRR, arrivano i fondi per le opere comunali “definanziate” dal Piano in questione

Liberamente tratto da NT PLUS

Si punta a garantire una copertura finanziaria completa per i circa 10 miliardi di investimenti relativi ai lavori in corso comunali usciti dal Pnrr con la rimodulazione approvata a fine novembre, una vota effettuate le verifiche sugli stati di avanzamento.

È previsto un  nuovo decreto legge che il Governo intende approvare entro la fine del mese, e che finanziariamente deve far fronte anche a un compito impegnativo ossia quello di trovare i fondi per tutte le nuove misure inserite nel Pnrr rivisto, che richiedono circa 15-17 miliardi (su più anni), poi compensati dalle rate del cronoprogramma riscritto.

Il decreto è  anche chiamato a ridefinire il quadro normativo in un ventaglio ampio che va dalla clausola di responsabilità per la mancata spesa alle semplificazioni ulteriori chieste dalle amministrazioni centrali e locali.  Con il provvedimento, i sindaci acquisiranno maggiore certezza circa lo sviluppo dei loro investimenti.

Previsti due gruppi di interventi. Il primo riguarda quello dei c.d. “interventi in essere” quelle linee di investimento già finanziate da programmi nazionali e poi entrate nel Piano europeo non per trovare i fondi, ma per pagarli meno in termini di interessi rispetto all’indebitamento nazionale. Si tratta delle piccole e medie opere dei Comuni, cioè di quelle migliaia di mini-investimenti finanziate “a pioggia”. Ammontano a 6 miliardi,  di cui 3,3 già pagati dai Comuni che attendono i rimborsi dal Viminale, con i vecchi filoni di finanziamento domestico, ancora presenti nel bilancio pubblico.

Lo stesso sarà per la «rigenerazione urbana», ossia per i piani di riqualificazione delle periferie, anch’essi preesistenti al Pnrr dove poi sono entrati per sostituire con fondi europei i precedenti finanziamenti nazionali. In questo caso il capitolo, che contempla 2.325 progetti in 645 Comuni, in tutto valeva originariamente 3,3 miliardi (più altri 900 milioni di fondi nazionali) ed è ora diviso in due: circa 2 miliardi restano nel Pnrr, quindi rientreranno nei finanziamenti nazionali progetti 1,3 miliardi. Qui i problemi restano due: è ancora da chiarire quali sono, e in base a quali criteri sono scelti, gli interventi che restano coperti dal Pnrr e quelli invece che ne escono. E soprattutto va ora raggiunto un obiettivo che, pur alleggerito sul piano finanziario, diventa più ambizioso su quello della realizzazione perché il target rivisto prevede il completamento entro il giugno 2026 di 1.080 interventi, invece dei 300 del Piano originario, per un milione di metri quadri di superficie.

Si divide in due anche il terzo grande insieme di progetti comunali, i «Piani urbani integrati». Dei 2,7 miliardi destinati inizialmente ad alimentare circa 600 progetti negli oltre 300 Comuni interessati dai 31 Piani, circa un miliardo rimane nel Pnrr ma il resto deve trovare una nuova copertura perché, a differenza di piccole opere e rigenerazione urbana, i Piani integrati non esistevano prima del Pnrr. A intervenire sarà la rimodulazione del Piano nazionale complementare, il gemello domestico del Pnrr che vale 30,5 miliardi ed è stato costruito dal Governo Draghi per realizzare una serie di investimenti, anche stradali, esclusi per varie ragioni dal programma europeo. Il Pnc già si occupa dei «Piani integrati», con una dote da 210 milioni che sarà destinata a moltiplicarsi (quasi) per dieci rinunciando però ad altre opere previste dal programma originale.

Il nuovo decreto Pnrr si occuperà quindi anche di rimodulare il Piano nazionale complementare, che viaggia parecchio in ritardo rispetto alla tabella di marcia ma non è rivedibile a piacere perché comunque molti bandi sono partiti, pur se in tempi più lunghi del previsto, e hanno già generato le «obbligazioni giuridicamente perfezionate» che impediscono ripensamenti. Anche su questo aspetto i numeri definitivi arriveranno solo con il decreto, ma dal Pnc dovrebbero arrivare in tutto fra i due e i tre miliardi, quasi integralmente assorbiti dai Piani urbani integrati. Il resto, insieme al Fondo nazionale sviluppo e coesione soprattutto per gli interventi nel Mezzogiorno a cui va destinato l’80% delle risorse, servirà per sostenere altri due filoni di investimenti comunali, cioè il potenziamento dei servizi sociali nelle aree interne (750 milioni) e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni).

Anche se non è nell’ordine del giorno ufficiale, il dossier potrebbe tornare al centro del confronto della nuova cabina di regia Pnrr convocata dal ministro Raffaele Fitto per martedì 16 gennaio con ministri e amministratori locali. Sarà lì che i sindaci torneranno alla carica sul nodo risorse.

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