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04/01/2024 - Demografia. Immigrati, figli, studenti... Ripopoliamo la “nave Italia”

Dal sito dell'Avvenire

A inizio 2023 l’Italia contava circa 59 milioni di abitanti, uno su quattro con più di 65 anni, uno su otto con meno di 14. Per il 2050 l’Istat si aspetta, nello scenario mediano, che la popolazione si riduca a 54,5 milioni di persone e che la fascia di età più numerosa sia quella tra i 75 e i 79 anni. Ma la demografia non è – o meglio non dovrebbe essere – destino. Per virare verso acque migliori abbiamo bisogno di ripopolare la “nave Italia”: attirare e integrare famiglie e giovani stranieri, aiutare le coppie ad avere i figli che desiderano, ridurre la dispersione scolastica, aumentare il numero di laureati. Insomma, serve accrescere il “capitale umano”.

Francesco Billari, 53 anni, demografo, rettore dell’Università Bocconi, ha appena pubblicato per Egea un densissimo e prezioso saggio dal titolo Domani è oggi – costruire il futuro con le lenti della demografia, nel quale offre un approccio basato sulle persone e sul tempo, per aiutare a capire quanto sia necessario, di fronte alle sfide del presente, emanciparsi dalla sensazione di “permaemergenza” e governare il cambiamento a partire da una solida analisi dei dati.

Ne deriva, per l’Italia che invecchia e si restringe, la necessità di riforme coraggiose in tre ambiti fondamentali: l’immigrazione, la scuola, l’autonomia residenziale dei giovani. «Si tratta – spiega Billari ad “Avvenire” – di costruire una società aperta e inclusiva, amichevole, rispettosa delle diversità, cosmopolita, dove la qualità della vita è alta, i giovani non devono fuggire, mentre chi arriva desidera rimanervi, è accolto e aiutato a integrarsi». 

In 20 anni la quota di popolazione straniera in Italia è salita dal 2,7 all’8,6%. L’immigrazione è un fenomeno strutturale, non un’emergenza. «In un contesto di bassa fecondità le migrazioni forniscono un apporto demografico fondamentale – dice Billari –. Essere una terra di immigrazione è il frutto di un successo, accettiamolo, anche perché nell’attrazione di popolazione siamo in competizione con altri Paesi. Non abbiamo altre opzioni: dobbiamo attirare persone e famiglie alla ricerca di una vita migliore, e per fare questo è necessario dotarsi una politica migratoria esplicita».

L’obiettivo di mantenere la popolazione costante si traduce in almeno 450mila ingressi l’anno per i prossimi dieci anni, cioè 100mila immigrati in più al netto delle emigrazioni. Come? Decreti flussi ampliati, canali di ingresso regolari per studenti, lavoratori e famiglie, investimenti per l’integrazione di chi è già qui, ius soli temperato, uno sguardo capace di vedere nei richiedenti asilo una sfida di accoglienza e anche un’opportunità. «Dobbiamo essere franchi e pragmatici: se ci mettessimo tutti insieme ad analizzare i dati, il tema di una gestione inclusiva dell’immigrazione raccoglierebbe consensi bipartisan». L’invito è a ritrovare lo «spirito costituente».

E la natalità? Billari esprime una visione guidata dal realismo. «Prima che un amento dei nati produca effetti, pensiamo ad esempio al sistema previdenziale, devono passare decenni. È un errore contrapporre migrazioni e natalità: in un’ottica di lungo periodo è importante investire a favore della genitorialità, ma l’ottica del demografo dice che oggi non possiamo prescindere dal fenomeno migratorio e da politiche di integrazione. L’Italia deve diventare un Paese in cui sia bello crescere i figli, per gli italiani e per coloro che ci permetteranno di tenere le scuole aperte nei territori che si spopolano». 

Anche in questo caso, si tratta di affrancarsi dalla narrazione ansiogena dell’emergenza permanente. «I Paesi di riferimento nel welfare familiare, come la Francia e la Svezia, o la Germania, hanno affrontato il problema molto tempo fa, partendo da una solida analisi dei dati, e i risultati sono arrivati con gli anni. Cosa serve? Non c’è una singola grande riforma capace di far ripartire le nascite. In Italia si è riscontrata una grande convergenza nell’approvazione del Family act… Poi ci si deve confrontare le risorse disponibili e i problemi di bilancio».

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