10/07/2023 - La concessione di occupazione di suolo pubblico ha natura discrezionale poiché è frutto della valutazione tra interesse pubblico e quello privato. Lo chiarisce il Tar Lombardia
Occupazione di suolo pubblico: la concessione può essere negata?
La concessione di occupazione di suolo pubblico ha natura discrezionale poiché è frutto della valutazione tra interesse pubblico e quello privato. Lo chiarisce il Tar Lombardia
Il caso di oggi, proposto dal Tar Lombardia con la sentenza n. 1457/2023, fa chiarezza sulla natura decisionale di un’Amministrazione territoriale che debba dare in concessione provvisoria suolo pubblico all’uso di attività commerciali private. Quali sono gli elementi che possono portare ad una decisione di concessione, o al contrario, di diniego? La domanda calata in un contesto reale potrebbe risultare utile per una previsione di fattibilità e di risposta più o meno positiva da parte del Comune, perché nel caso di un progetto e delle relative autorizzazioni per realizzarlo non si è mai sicuri al 100% di impostare in modo corretto un’istanza di richiesta, anche a causa delle molteplici procedure e documenti da produrre per le autorizzazioni, come ad esempio per la richiesta del titolo abilitativo più adeguato.
Un’attività di ristorazione in seguito alla scadenza della propria concessione di occupazione di suolo pubblico impiegato per l’accoglienza all’aperto dei clienti, si vedeva parzialmente negata tale richiesta con la diminuzione dell’area in concessione.
Il Comune motivava la decisione poiché l’area richiesta era adiacente ad un fabbricato condominiale, e sulla scorta della segnalazione dello stesso condominio si era messa in evidenza la necessità di garantire un passaggio carraio adeguato che la richiesta del ristorante, nella sua formulazione originaria, non avrebbe consentito.
Di contro, il ristorante lamentava, tra l’altro, il difetto di istruttoria e di motivazione, la violazione del giusto procedimento, nonché l’eccesso di potere, in quanto l’amministrazione non avrebbe condotto una concreta istruttoria in ordine alle ragioni che avevano giustificato il diniego mentre si sarebbe limita, in buona sostanza, a citare le lamentele del condominio.
La questione finiva dibattuta in ricorso al Tar.
Secondo i giudici:
- la sottrazione del bene pubblico all’uso collettivo (come una strada) in favore dell’uso privato, mediante il provvedimento di concessione del bene, deve essere giustificata dal perseguimento di un preminente interesse pubblico per l’ente e comunque non deve confliggere con altri interessi meritevoli di tutela;
- il provvedimento di autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico ha natura discrezionale in quanto l’amministrazione è tenuta a verificare che la concessione avvenga nel perseguimento di un preminente pubblico interesse e che non si risolva nella lesione di altri pubblici interessi, al di là della comparazione tra l’interesse pubblico perseguito e quello privato.
Ne deriva che è legittimo negare il provvedimento di occupazione di suolo pubblico se il suo rilascio compromette l’interesse pubblico alla vivibilità dei cittadini o alla circolazione stradale:
Spetta quindi all’amministrazione contemperare i diversi interessi pubblici e privati che emergano nel provvedimento di occupazione del suolo pubblico.
Nel caso in esame l’amministrazione ha ritenuto, nel bilanciamento fra i contrapposti interessi coinvolti nel procedimento, di far prevalere l’interesse alla vivibilità delle residenze poste al piano terra del condominio prospiciente la strada oggetto dell’istanza di occupazione, nonché a quello di non ostacolare il libero accesso dei mezzi di soccorso o l’accesso ai box condominiali, tenendo peraltro in debito conto l’ampia porzione di area pubblica già concessa in occupazione alla società.
Il ricorso non è, quindi, accolto.