21/01/2021 - Alla Pa serve selezione, non infornate di giovani
Il reclutamento è importante per un’azienda ma non per il settore pubblico. Purtroppo. La politica ha sempre avuto un approccio clientelare verso le assunzioni nella Pa, mentre la dirigenza se ne è disinteressata per quieto vivere. Ma negli ultimi tempi è emersa un’attenzione sul reclutamento della Pa che non va sprecata.
Negli ultimi anni la Pa ha reclutato male, sia per il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato sia per la scarsa sensibilità sul tema. Nel frattempo ha utilizzato vecchie graduatorie, i lavoratori a termine che poi è stata costretta a stabilizzare, o ha fatto ricorso a leggi speciali, con scarsa attenzione ai profili e alle competenze.
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Gli obiettivi che abbiamo davanti dovrebbero far capire che abbiamo bisogno di culture nuove e di competenze trasversali, che il mercato del lavoro italiano offre. È sbagliato dire, soprattutto in questo momento, che occorrono tanti giovani laureati: 300 o 500mila. Numeri ingiustificabili, se teniamo conto dei processi di riorganizzazione e digitalizzazione. I giovani laureati sovente non hanno esperienza lavorativa, e sono quindi deboli nelle competenze di settore e ancor più in quelle trasversali, che si formano innanzitutto con l’esperienza. La Pa non è in grado di prevedere percorsi di formazione, con tirocini, tutor e formatori interni ed esperienze sul campo. Nè tanto meno è in grado di utilizzare il periodo di prova. Il corso concorso o il contratto di formazione lavoro, oggi marginali, potrebbero essere degli strumenti validi, se aggiornati, per assicurare un capitale umano qualificato. Inoltre, dato il profilo strategico del reclutamento, sarebbe il caso, come fanno oggi le grandi imprese, di investire in academy, nelle collaborazioni con le università o negli Its. In quest’ottica si colloca la disposizione della legge di bilancio che finanzia cento borse di studio per «promuovere e orientare le scelte professionali dei giovani verso il lavoro pubblico».
Per migliorare il reclutamento la Pa dovrebbe raccogliere più informazioni attraverso i bandi di concorso sul mercato del lavoro di riferimento e su quello potenziale, per capire chi è interessato a lavorare per la Pa: se ha mai lavorato, quali lavori ha svolto e per quanto tempo, le attitudini, se è disoccupato o neet e da quando. Nemmeno informazioni come l’età, il genere e i titoli di studio o la provenienza vengono oggi esaminate. Tutte informazioni basilari per mirare e migliorare quindi le procedure di reclutamento.
Usare la PA per assumere i giovani disoccupati pregiudicherebbe il buon funzionamento dell’amministrazione e i destini della nostra Next generation.