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08/04/2021 - L'evoluzione del partenariato pubblico privato tra i due codici

dal sito salvisjuribus.it un articolo di Ilaria Baisi

Sommario1. Premessa – 2. Il PPP nel D.lgs. 163/2006: una prima sintetica positivizzazione – 3. Il PPP nel D.lgs.50/2016: l’individuazione di un archetipo generale – 3.1 Uno sguardo d’insieme sul nuovo Codice dei contratti – 3.2 La rinnovata definizione del fenomeno partenariale – 4. Conclusioni

 

1. Premessa

All’alba del 7 Luglio del 2006 in Italia entrava in vigore il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 denominato “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE”.

In effetti, oltre a razionalizzare l’intera materia dei lavori, dei servizi e delle forniture in ambito pubblico, con l’adozione di tale provvedimento il Legislatore italiano dava seguito alle due importanti direttive CE n. 17 e 18 del 2004 relative agli appalti, rispettivamente, nei settori speciali e nei settori ordinari.

In origine il Codice dei contratti pubblici si presentava come un testo relativamente snello, composto da 257 articoli e diversi allegati, incentrato, come si è accennato, sugli appalti di lavori, servizi e forniture; non riguardava invece le concessioni, le quali sarebbero divenute oggetto di intervento normativo eurounitario solo nel 2014[1].

Per mezzo di ben tre decreti correttivi nonché di un cospicuo numero di fortuite modifiche, però, il contenuto del Codice fu decisamente ampliato nel corso del decennio successivo; come se non bastasse, nel 2010 la relativa disciplina esecutiva ed attuativa venne adottata mediante un regolamento governativo costituito da 359 dettagliati articoli e numerosi allegati tecnici.

A tale consistente normativa di matrice sia comunitaria sia nazionale andava poi ad aggiungersi l’abbondante giurisprudenza in tema di appalti, contratti e lavori pubblici scaturita dai rispettivi ordinamenti giurisdizionali, in questo caso particolarmente rilevante visto che erano molteplici le fattispecie ancora prive di un preciso parametro normativo di riferimento.

Con tutto ciò, bisogna constatare che le critiche della dottrina nei confronti del primo Codice dei contratti pubblici, in realtà, si focalizzarono non tanto sul numero iniziale degli articoli del Codice, quanto più sull’occasionalità e sulla precarietà delle innovazioni posteriori.

In aggiunta, è sembrata poco opportuna una disciplina attuativa di tipo regolamentare, minuta e vincolante, a fronte di un settore in continua espansione.

Tuttavia, è proprio ad una di queste innumerevoli modificazioni che si deve la prima codificazione del contratto di partenariato pubblico privato nell’ordinamento italiano: l’articolo 2, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 11 settembre 2008, n. 152, più avanti integrato dall’articolo 44, comma 1, lettera b) della legge 24 gennaio 2012, n. 27.

Sebbene in questa occasione il Legislatore non abbia dettato una definizione dal valore giuridico, limitandosi piuttosto ad una formula riassuntiva con un elenco esemplificativo dei contratti ricompresi in siffatta categoria, per l’evoluzione normativa del fenomeno partenariale all’interno del nostro sistema amministrativo quello del 2006 fu senz’altro un ragguardevole primo passo, ancora oggi largamente studiato.

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