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01/06/2021 - Semplificazioni? No, scorciatoie o paradossali ulteriori complicazioni e adempimenti, specie negli appalti. Il disastro del decreto che doveva modernizzare la PA

Dal sito Luigioliveri.blogspot.it

Scorciatoie, non semplificazioni. Lo abbiamo già evidenziato più volte (quiqui e qui) che il rischio delle scelte del Governo sta proprio nel non effettuare riforme capaci di cambiare il sistema amministrativo, bensì limitate alla sola previsione di commissari e cabine di regia e riduzioni di termini per “fare presto”, senza cambiare, però, gli iter e le logiche.

 

Su La Repubblica del 30.5.2021 condivide questa sensazione anche Sergio Rizzo, nell’articolo “Sfida alla burocrazia”: “Anche questo provvedimento è infatti una collezione di scorciatoie e corsie preferenziali, dalla drastica riduzione dei termini per le valutazioni di impatto ambientale al rafforzamento del silenzio-assenso: il che è assai diverso da una riforma organica di sistema”.

 

Semplificare significa ridurre adempimenti, documenti da presentare, passaggi da rispettare. Mantenere gli stessi adempimenti, documenti e passaggi, prevedendo, però, termini inferiori (non si sa stimati come e rimane priva di risposta una domanda: erano eccessivi i tempi precedenti o sono troppo brevi questi nuovi?) o sistemi di commissariamento, non è semplificare. E’ ammettere che non vi è tempo per una riforma vera o mancano le competenze per attuarla o non vi possono essere le necessarie intese politiche per darvi corso.

Da qui la scelta delle scorciatoie. Bisogna assumere in fretta i “super esperti” che dovrebbero aiutare le amministrazioni ad attuare i progetti del Pnrr? Si assume senza concorsi, per chiamata diretta. Si deve assumere velocemente per impinguare le competenze ed i numeri di una PA troppo anziana e troppo sotto organico? Si rende il concorso una sorta di ordalia, con un sola provina scrittina di un’oretta ed un colloquietto orale. Si debbono realizzare velocemente gli appalti? Nel sotto soglia, specie per forniture e servizi, si eliminano le gare e si estendono a dismisura gli affidamenti diretti. E così via.

Ma, non basta. Nella furia di cercare scorciatoie e verticalizzazioni del potere verso la “cabina di regia”, gli adempimenti, invece di diminuire, aumentano. Sì, perché il commissariamento di enti considerati troppo lenti nell’adottare le decisioni attuative richiederà: l’accertamento del ritardo; la diffida a procedere entro un termine; l’accertamento del superamento di tale termine senza esito; il provvedimento di commissariamento; l’insediamento del commissario; la riattivazione delle fasi; ma, forse, si vedrà dalle norme attuative, l’apertura di procedimenti disciplinari e di responsabilità per chi abbia causato i ritardi; con la conseguenza probabile del nascere di contenziosi sul merito del commissariamento e sulle eventuali azioni di responsabilità. Sembra, tutto ciò, una semplificazione?

 

E ancora: il decreto cosiddetto semplificazioni nella parte più delicata, quella relativa agli appalti, compie il paradosso, come troppe volte si è visto nel passato, di complicare, lungi dal semplificare.

Emblematica è la norma dell’articolo 48 della bozza, rubricato “Pari opportunità, generazionali e di genere, nei contratti pubblici PNRR e PNC”. E’ la norma-bandierina del PD, che ha molto insistito perché fosse inserita nella disciplina degli appalti, allo scopo di favorire l’occupazione giovanile e delle donne e, in generale, la parità di genere.

A ben leggerla, si tratta di quanto di più dirigistico, complicato e velleitario si sia poche volte visto, in un ordinamento già intriso di norme bizantine ed astruse. Vale la pena di leggerlo:

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