15/11/2018 - Audizione dei dipendenti e acquisizione diretta degli atti: le regole Anac per i Responsabili della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza
tratto da quotidianopa.leggiditalia.it
Audizione dei dipendenti e acquisizione diretta degli atti: le regole Anac per i Responsabili della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza
di Amedeo Di Filippo - Dirigente comunale
Il parere espresso dall'Anac attengono ai poteri e al corretto modus operandi del RPCT, con particolare riferimento ai poteri di vigilanza e controllo, al tipo di attività istruttoria che egli può svolgere in caso di segnalazioni, al corretto comportamento rispetto a segnalazioni su presunte illegittimità che riguardano altri enti su cui l'ente presso cui il RPCT opera ha un rapporto di vigilanza.
Più in analisi, un Responsabile ha chiesto di chiarire il tipo di poteri che spettano al RPCT, con particolare riferimento al fatto se sia doveroso verificare la fondatezza delle segnalazioni pervenute, se del caso avvalendosi delle funzioni di controllo aziendali chiedendo atti e facendo audizioni con persone coinvolte, esprimendo un giudizio autonomo, diretto e terzo su quanto rappresentato.
Un altro chiede se sono soggetti a controllo gli atti concernenti l'attività dell'Avvocatura interna. Un altro ancora se rientrano nell'attività di vigilanza del RPCT le segnalazioni inerenti la valutazione dei requisiti di partecipazione alle procedure selettive o concorsuali, la valutazione delle irregolarità nelle procedure di selezione e conferimento degli incarichi dirigenziali, il monitoraggio del rispetto degli atti di regolamentazione per lo svolgimento delle diverse procedure aziendali.
Le indicazioni dell'Autorità
Nella Delibera n. 840 l'Anac propone un rapido quanto efficace riepilogo del quadro normativo relativo ai ruolo e ai poteri del RPCT, con riferimento alla L. n. 190 del 2012, al D.Lgs. n. 33 del 2013, al D.Lgs. n. 39 del 2013, al D.P.R. n. 62 del 2013, al D.Lgs. n. 165 del 2001. I temi sono i criteri di scelta del RPCT, i compiti e i poteri, il supporto conoscitivo ed informativo, i rapporti con l'organo di indirizzo, le garanzie della posizione di indipendenza, l'inconferibilità e incompatibilità di incarichi, le responsabilità.
Rileva in primo luogo l'Anac come la legge non declini espressamente i contenuti dei poteri di vigilanza e controllo del RPCT, invece assegnandogli un obiettivo generale consistente nella predisposizione e nella verifica della tenuta complessiva del sistema di prevenzione della corruzione.
Al RPCT non compete accertare qualsiasi responsabilità e la fondatezza dei fatti oggetto di segnalazione; egli è tenuto a fare riferimento agli organi preposti sia all'interno dell'amministrazione che all'esterno, valorizzando così un modello di poteri del RPCT strettamente connessi, e non sovrapponibili, con quelli di altri soggetti che hanno specifici poteri e responsabilità sul buon andamento dell'attività amministrativa e sull'accertamento di responsabilità.
Ciò è previsto espressamente dalla legge, ad esempio, nel caso di segnalazione all'organo di indirizzo politico e all'organismo indipendente di valutazione; della trasmissione agli uffici competenti all'esercizio dell'azione disciplinare dei nominativi dei dipendenti che non abbiano dato attuazione alle misure; della segnalazione degli inadempimenti in materia di trasparenza al vertice politico, all'OIV, all'Anac o, nei casi più gravi, all'ufficio per i procedimenti disciplinari; della denuncia alla procura della Corte dei conti per le eventuali iniziative in ordine all'accertamento del danno erariale o alla procura della Repubblica per fatti che rappresentano notizia di reato.
D'altro canto, il RPCT, nell'esercizio delle proprie funzioni, non può svolgere controlli di legittimità o di merito su atti e provvedimenti adottati dall'amministrazione, né esprimersi sulla regolarità tecnica o contabile di tali atti.
I poteri del RPCT
Quali sono allora i poteri effettivi di accertamento esercitabili dal RPCT nel caso in cui gli venga segnalata una disfunzione o un fenomeno corruttivo? Fino a che punto può spingersi nell'attività di indagine e di controllo per verificare i contenuti di segnalazioni su presunte irregolarità e/o illegittimità?
La risposta dell'Anac è all'un tempo una succinta sintesi delle norme e una sorta di diagramma di flusso ad uso dei RPCT. Il primo passaggio che questi deve compiere consiste nel valutare il fumus di quanto gli viene rappresentato, quindi verificare se nel PTPC vi siano o meno misure volte a prevenire il tipo di fenomeno segnalato e poi valutare se vi siano organi interni o esterni a cui rivolgersi per l'accertamento di responsabilità o per l'assunzione di decisioni. Due i casi:
- nel PTPC esistono misure di prevenzione adeguate, e allora il RPTC richiede per iscritto ai responsabili dell'attuazione delle misure informazioni e notizie sull'attuazione delle misure stesse, rappresentando, anche in modo circostanziato e con riferimento alla fattispecie specifica riscontrata o segnalata, le ragioni per le quali tali notizie e informazioni vengono richieste;
- nel PTPC non è mappato il processo in cui si inserisce il fatto segnalato ovvero, pur mappato, mancano le misure o non sono ritenute adeguate rispetto alla fattispecie rappresentata, e allora il RPCT richiede informazioni e notizie in forma scritta agli uffici responsabili su come siano state condotte le attività.
Gli uffici e i dipendenti interessati hanno il dovere di corrispondere alle richieste del RPCT e ben possono allegare documenti alle risposte che inviano. Quanto alla possibilità di procedere all'audizione dei dipendenti e all'acquisizione diretta degli atti, secondo l'Autorità "è ammessa nella misura in cui consente al RPCT di avere una più chiara ricostruzione dei fatti oggetto della segnalazione. Non, dunque, al fine dell'accertamento di responsabilità o della fondatezza dei fatti oggetto della segnalazione ma per poter, se necessario, attivare gli organi sia interni che esterni all'amministrazioni competenti al riguardo, ovvero per calibrare il PTPC rispetto ai fatti corruttivi che possono verificarsi nell'ente".
Questo potere istruttorio, afferma l'Anac, va utilizzato secondo criteri di proporzionalità, ragionevolezza e adeguatezza, per cui il RPCT può acquisire elementi e valutazioni attraverso l'interlocuzione con gli uffici o le strutture interne, anche di controllo o con compiti ispettivi, ma "è opportuno che si avvalga della loro collaborazione", secondo le modalità indicate nel PTPC.
Ricorda infine l'Anac che il tema dei poteri del RPCT sarà oggetto di un più compiuto approfondimento nel prossimo Aggiornamento al PNA, nel frattempo messo in consultazione, che in effetti inizia il relativo paragrafo facendo riferimento proprio alla Delibera n. 840 del 2 ottobre 2018, al cui contenuto peraltro integralmente rinvia.
Delibera del Consiglio 2 ottobre 2018, n. 840, Autorità Nazionale Anticorruzione