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13/05/2018 - Sindaco costringe impresa ad assumere “raccomandati”: scatta la concussione

tratto da altalex.com

Sindaco costringe impresa ad assumere “raccomandati”: scatta la concussione

Cassazione penale, sez. II, sentenza 10/04/2018 n° 15792

Di Simone Marani
Pubblicato il 10/05/2018
 

 

Risponde di concussione e non di induzione indebita il Sindaco di un Comune che dietro minaccia di non rinnovare un contratto costringe una casa di cura ad alcune assunzioni clientelari.

E' quanto ha stabilito la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione del 10 aprile 2018, n. 15792.

Il caso vedeva un Sindaco essere condannato in secondo grado per aver costretto l'amministratore unico di una casa di riposo ad assumere due raccomandati, minacciando, in caso contrario, l'estromissione dalla struttura e il mancato rinnovo del contratto. 

Il delitto di concussione, ex art. 317 c.p., come modificato dalla Legge n. 190 del 2012, si caratterizza, dal punto di vista oggettivo, da un abuso costrittivo del pubblico agente che si attua mediante violenza o minaccia, esplicita o implicita, di un danno “contra ius” da cui deriva una grave limitazione della libertà di determinazione del destinatario che, senza alcun vantaggio indebito per sé, viene posto di fronte all'alternativa di subire un danno o di evitarlo con la dazione o la promessa di una utilità indebita, e si distingue dal delitto di induzione indebita, previsto dall'art. 319-quater c.p., introdotto dalla medesima legge n. 190, la cui condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno, pressione morale con più tenue valore condizionante della libertà di autodeterminazione del destinatario il quale, disponendo di più ampi margini decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta di presentazione non dovuta, perché motivato dalla prospettiva di conseguire un tornaconto personale, che giustifica la previsione di una sanzione a suo carico (Cass. pen., Sez. Un., 24 ottobre 2013, n. 12228; Cass. pen., Sez. VI, 2 marzo 2016, n. 9429).

I criteri scriminanti del danno antigiuridico e del vantaggio indebito risultano nella specie correttamente scrutinati dal momento che si appalesa sicuramente “contra ius” la richiesta di assunzione di plurimi soggetti pretesa dall'agente ad onta delle esigenze della società gestrice della casa di cura, senza alcuna considerazione dei profili professionali eventualmente necessari e in dispregio di trasparenti procedure di selezione del personale, al fine di soddisfare in maniera clientelare le istanze di soggetti elettoralmente vicini al Sindaco.

Come ha avuto modo di evidenziare la giurisprudenza di legittimità, qualora rispetto al vantaggio prospettato quale conseguenza della promessa o della dazione indebita della utilità si accompagni anche un male ingiusto di portata assolutamente spropositata, la presenza di un utile immediato e contingente per il destinatario dell'azione illecita risulta priva di rilievo ai fini della possibile distinzione tra costrizione da concussione e induzione indebita, in quanto, in tal caso, il beneficio conseguibile risulta integralmente assorbito dalla netta preponderanza del male ingiusto (Cass. pen., Sez. VI, 12 febbraio 2015, n. 8963).

Conseguentemente, i giudici hanno confermato la sussunzione del fatto nell'alveo dell'art. 317 c.p., valorizzando la natura delle minacce, le ricadute coercitive sulla vittima e l'assenza di profili di indebito vantaggio per la stessa. 

 

 

(Altalex, 10 maggio 2018. Nota di Simone Marani)

 
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