23/10/2017 - Il vento della Beat Generation si posa su Brescia
Il vento della Beat Generation si posa su Brescia
22 ottobre 2017, di Alessio Ditta
Al Museo Santa Giulia di Brescia fino al 18 gennaio 2018 la mostra "A LIFE: LAWRENCE FERLINGHETTI Beat generation, ribellion, poesia"
In Italia si accendono, nuovamente, le luci sulla Beat Generation. Questa volta al centro dei riflettori vi è Lawrence Ferlinghetti. A Brescia, infatti, è appena iniziata “A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia”, la mostra che fino al 18 gennaio verrà ospitata al Museo di Santa Giulia. Non a caso è proprio Brescia ad ospitare la rassegna. Nella città lombarda, infatti, risiedono le radici del papà di Lawrence; un legame particolare, quindi, con uno dei padri della Beat Generation, con quegli autori che ebbero modo di stravolgere il concetto stesso di arte apportando una rivoluzione che segnò la società degli anni 50. Una rivoluzione che ha contaminato in positivo l’arte moderna. In generale, tutte le arti furono interessate dai grandi stravolgimenti della beat generation, dapprima negli States e poi nel resto del mondo.
Uno stravolgimento fatto in nome del rifiuto dell’ordinario e nella sperimentazione assoluta degli eccessi. Un rifiuto della società esistente, un senso di rottura verso la tradizione e verso tutto ciò che era stato costruito fino ad allora. In Italia il movimentismo che si muoveva attorno agli ideali della Beat Generation si evidenziò qualche anno dopo rispetto agli Stati uniti. E fu proprio una grande amica di Ferlinghetti, Fernanda Pivano, che tradusse gli autori Beat, come appunto Ferlinghetti e Kerouac, a favorire, nella seconda decade degli anni sessanta, lo svilupparsi del mito “On the road” di Kerouac e compagni. Ferlinghetti, attraverso la sua libreria e casa editrice City Lights, è stato il megafono di questo mondo nuovo, iniziato da Jack Kerouac, Allen Ginsberg e William S. Burroughs.
Molti dei libri e documenti esposti, provengono proprio dallo sterminato archivio di Fernanda Pivano, oggi preso in carico dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Corriere della Sera. Altri scatti presenti, in parte inediti, sono di Robert Capa, Aldo Durazzi, Larry Keenan, Allen Ginsberg, Christopher Felver e Fred Lyon.
Di Ferlinghetti Brescia mostra i caratteri fondamentali di un artista eclettico, ad ampio raggio, capace di cimentarsi con naturalezza nella pittura come nelle poesie, ma soprattutto ne evidenzia la sapienza di saper cogliere i germogli culturali presenti nella società, di cullarli per poi farli sbocciare nella loro massima espressione. Ecco, in sintesi, chi è Lawrence Ferlinghetti.
La mostra, che è curata da Luigi Di Corato, Giada Diano e Melania Gazzotti, ruota attorno all’importanza di Lawrence e della sua opera massima, quantomeno quella più conosciuta, la raccolta di poesie “ A Coney Island of the Mind”, che scrisse nel 1958. La mostra, però, come dicevamo, è anche la rappresentazione del Lawrence pittore che si cimenta in Francia, mentre studiava alla Sorbona per un dottorato attorno al 1950; in particolare è presente la sua prima opera, il famoso olio su tela Deux, oltre a diversi suoi disegni.
Insomma, Brescia si scopre essere al centro del mondo di Ferlinghetti e, quindi, della Beat Generation. Ma soprattutto si scopre essere il luogo dove ebbe inizio, in qualche modo, quella rivoluzione di grande rottura con il mondo classico e di conseguenza di nascita del mondo nuovo.