23/01/2017 - Viviamo in uno strano paese
Viviamo in uno strano paese.
Da un lato, nella normalità del quotidiano, la maggior parte della gente alza la voce e si indigna per l'eccesso di burocrazia e di controlli, si incazza contro le regole sulla sicurezza e la tutela ambientale, e fa di tutto per aggirarle ("se no in Italia non si può più fare niente..."); dall'altra, quando succedono disgrazie e sciagure, la stessa gente alza la voce e si incazza, picchiettando furiosamente sulla tastiera, perchè nessuno si era occupato della prevenzione.
Allo stesso modo, sempre la stessa gente, si rallegra e brinda alla semplificazione quando si aboliscono enti, si riducono risorse agli enti pubblici, si taglia sul personale, sugli amministratori pubblici, sull'autonomia organizzativa e funzionale di comuni, province e regioni; ma quando succede qualcosa si indigna e si incazza - sempre dietro la tastiera - perchè gli enti preposti - gli stessi che a furor di popolo sono stati ridotti in braghe di tela - non fanno abbastanza.
Meno Stato e più privato è uno slogan che piace molto, ma omette di sottolineare che il privato è presente e presidia finchè c'è da guadagnare, quando ci sono i guai invoca il soccorso pubblico e qualche volta scappa anche con la cassa.
Resta, sotto gli occhi di tutti, un dato di fatto: che in mezzo alle macerie, alle alluvioni, agli incidenti, ai disastri di ogni genere e specie ci sono uomini in divisa, sindaci, amministratori, dipendenti pubblici, espressione di quello Stato che molti considerano un nemico, che fanno tutto quello che possono, e a volte anche di più, in condizioni estreme e mettendoci del loro.
Sarebbe bello riconoscerlo, e soprattutto non dimenticarlo troppo in fretta.