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23/01/2017 - Dietro i ritardi nei soccorsi e non solo Una questione di organizzazione

tratto da unsognoitaliano.it

Dietro i ritardi nei soccorsi e non solo

Una questione di organizzazione

di Salvatore Sfrecola

 

È certamente condivisibile l’invito del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ad una certa sobrietà nella valutazione dei tempi dei soccorsi alle popolazioni colpite dall’eccezionale nevicata dei giorni scorsi con le gravi conseguenze che hanno interessato l’albergo di Rigopiano, dove ancora si lotta per cercare di salvare le persone intrappolate dalla valanga. Le polemiche mentre il Paese è in ansia per i concittadini in pericolo di vita, infatti, possono avere il sapore sgradevole dello sciacallaggio che spesso alimenta le iniziative della politica in tempo di calamità naturali, quando l’emotività è più forte ed estesa.

Anche a voler essere sobri, tuttavia, non può si può negare che in presenza della previsione di una rilevante quantità di precipitazioni nevose, rinvenibili in ogni bollettino trasmesso dalle televisioni, tra l’altro in aree solitamente molto innevate, l’allerta non sia stata seguita da misure idonee a garantire la percorribilità delle strade principali, soprattutto provinciali. La notizia che le turbine, gli unici mezzi idonei ad affrontare le muraglie di neve che abbiamo visto in televisione, siano venute dal Trentino per raggiungere l’Abruzzo dice di una inammissibile disorganizzazione. Considerato che la percorribilità delle strade principali è condizione per avviare l’accesso alle frazioni isolate. Se poi si aggiunge, come si è sentito dire, che alcuni generatori dell’ENEL necessari per assicurare luce e riscaldamento agli abitanti delle frazioni isolate non sono potuti entrare in esercizio perché è mancato il gasolio per alimentarli, è evidente l’assenza di una organizzazione minima adeguata. Quella organizzazione che è alla base dell’esercizio di una funzione pubblica, qualunque sia il settore nel quale viene esercitata.

E qui va detto che le responsabilità non possono che essere in primo luogo dell’apparato amministrativo e tecnico i cui vertici devono avere contezza delle forze in campo, dei mezzi e degli uomini disponibili e delle loro professionalità. Organizzazione significa anche coordinamento degli uffici a vari livelli perché, tanto per restare all’esempio dei generatori privi di carburante, è probabile che un ufficio li acquisti e li gestisca ed un altro assicuri le forniture di gasolio ma poi ci deve essere chi, al momento dell’impiego, sia in condizione di assicurare che le apparecchiature possano essere dislocate ove occorre e messe in esercizio immediatamente. Sarebbe come se in guerra chi si preoccupa di fornire i fucili ai combattenti non si curasse anche di fornire loro le cartucce.

Organizzazione, dunque, quale emblema stesso dell’esercizio di una funzione pubblica. Da sempre, infatti, l’organizzazione ha accompagnato gli apparati degli stati. E qui, per compensare con un dato storico la deludente vicenda dei giorni scorsi, va rivendicata la primazia dello stato romano in tutte le attività pubbliche, dalla costruzione delle infrastrutture alla loro gestione. Le strade, gli acquedotti, le fognature hanno impegnato i funzionari della repubblica e dell’impero, con una precisa individuazione delle varie responsabilità, quella che oggi chiamiamo “catena di comando”. Anche la struttura militare che, come scrive Massimo Severo Giannini, è la prima e più antica espressione della organizzazione statale, era a Roma oggetto di cura speciale quanto all’armamento dei militi, al loro abbigliamento in relazione alle condizioni climatiche in cui erano chiamati ad operare. E poi massima attenzione era assicurata al servizio sanitario e veterinario, al genio, che doveva predisporre le infrastrutture per l’alloggio dei soldati, palizzate, strade e ponti. Ricordo, ancora, che la bonifica delle paludi pontine, vanto del Ventennio, era stata realizzata sotto il governo di Roma e che la fine dell’impero e della manutenzione del sistema di deflusso delle acque aveva determinato l’inevitabile sopravvento delle paludi.

È così difficile organizzare? È così arduo predisporre i mezzi per una evenienza prevedibile sulla base dell’esperienza che purtroppo ogni anno ci porta terremoti, alluvioni con esondazione di fiumi, neve e ghiaccio a rendere difficile e pericolosa la circolazione sulle strade?

Sento già le risposte. Mancano fondi, uomini e mezzi. I risparmi di spesa hanno impedito l’ammodernamento del parco macchine, mentre il blocco del turn over ha ridotto gli organici. Tutto vero. Questa è responsabilità della politica cui spetta la scelta dell’allocazione nei bilanci pubblici delle risorse disponibili. Per dare in questo modo dimostrazione della misura in cui una pubblica funzione viene soddisfatta. C’è, tuttavia, anche una responsabilità della dirigenza amministrativa e tecnica che deve rappresentare le effettive esigenze in relazione alle disponibilità di bilancio avendo consapevolezza di come meglio possano essere impiegate. E comunque c’è una responsabilità di chi, anche con risorse limitate, non è capace di trarre da quello di cui dispone la massima, possibile utilità. È una questione di capacità di comando. Che ricade sulla politica nella scelta dei migliori. Indipendentemente dalla vicinanza alla forza politica al governo. È spesso accaduto, infatti, che siano stati preposti a delicati apparati delle pubbliche amministrazioni soggetti indicati dai partiti e dai sindacati, il tutto aggravato dal uno spoil system “all’italiana” che ha premiato gli amici degli amici e mortificato le professionalità. Con questo sistema, infatti, il funzionario è condizionato nella nomina ad un determinato incarico alla decisione, sostanzialmente insindacabile, del politico di turno al quale spetterà stabilire il trattamento economico accessorio ed il rinnovo dell’incarico. In queste condizioni è evidente che il funzionario non è più “al servizio esclusivo della Nazione”, come si legge nell’art. 98 della Costituzione. Con le conseguenze sull’efficienza degli apparati che troppe volte si sono viste. Infatti chi farà presente al politico che sbaglia, che vanno fatte altre scelte organizzative? Con il rischio di essere rimosso o, quanto meno di non essere confermato?

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