210/01/2017 - I segni dei cieli e l'ars divinatoria
I segni dei cieli e l'ars divinatoria
Le avversità naturali, secondo la vecchia omiletica, avevano un significato: erano moniti che il cielo mandava, per ricondurre i fedeli sulla retta via (magari il "colpirne uno per educarne cento" era stato inventato ben prima delle brigate rosse).
Il territorio in questi giorni ha dato segni tragici, culminati nel disastro di Rigopiano.
Le avversità naturali ci dovrebbero riportare su un piano di sano realismo.
Il più saggio e venerabile tra i testi sacri ammonisce: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.”.
Ecco! Se Cantone, Anac, Corte dei Conti, magistrati, esperti e legislatori tornassero al linguaggio della realtà e rinunciassero a quello astruso fatto di: griglie, segregazione di funzioni, resti assunzionali, centralizzazione di acquisti, parametri validi forse a Roma (o più probabilmente a Bruxelles) ma sicuramente non a Farindola, vari “equilibrismi di bilancio”, DUP ed infiniti allegati ai bilanci che ormai non riescono a leggere neppure gli esperti più periti…. Insomma, se si riuscisse a sgomberare il campo da tante di queste inutili superfetazioni, e decidere, per esempio, su quanto e chi poter assumere, senza doversi dare all’esercizio di una esoterica ars divinatoria, forse avremmo messo a frutto i “segni” che il “cielo” ci ha mandato.
Invece, siamo e resteremo sotto quella “tirannia degli esperti” (per citare Easterly) che concorre a generare complicazioni e quindi disastri….
Ma soprattutto bisognerebbe prendere atto dei veri esiti della "politica dei tagli".
Tramortite le Comunità montane; annichilite le province; ridotti alla canna del gas (in attesa di essere “accoppati”, col pretesto di essere accorpati) i comuni minori [e non solo per il taglio delle risorse ma per il fardello insopportabile ed assolutamente inutile di adempimenti cui sono stoltamente soggetti], ridotta la protezione civile alle risorse provenienti dalle donazioni della carità pubblica, non ci si può sorprendere che per liberare le strade dalla neve manchino i mezzi e per raggiungere una località distante dalle grandi arterie poco più di dieci km ci vogliono giorni e non ore.
Last but no least resta una considerazione, almeno tra quelle che vengono a caldo e che suscita la lettura di considerazioni come quelle che detta il Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-01-19/la-tragedia-imprevedibile-e-quelle-strade-bloccate-154039.shtml?uuid=AE9pRmD . Leggetelo, se non l’avete fatto, questo pistolotto che serve ad orientare lo sguardo sempre nella direzione sbagliata per evitare di fare i conti con le vere (con)cause di certe accadimenti.
Ed allora guardiamo in faccia alla realtà…. La classe dirigente di questo Paese (di cultura ottusamente “metropolitana”) pensa ai 3/4 dell’Italia come un’appendice fastidiosa da ridurre, da marginalizzare e, se possibile, da spremere. Cosa è, in molte realtà e proprio nei paesini che ora tutti compiangono per la sorte sventurata che li ha colpiti, l’IMU sulle seconde case se non un odioso balzello sull’emigrazione e sullo spopolamento (e quindi sulla povertà)?
Pensa, questa classe dirigente, che il “territorio” non sia la vera “realtà”, ossia un costituente (il primo) di ogni ordinamento (ricordate la celebre triade che apprendevamo al primo anno di giurisprudenza: L’ordinamento è costituito da: territorio, popolo e sovranità), ma un ambito da modellare a proprio piacimento.
Ha ritenuto, questa stolta classe dirigente, di sopprimere ed accorpare i presidi locali, pensando di "semplificare" o "accorciare" il territorio stesso. Invece, "caparbiamente", il territorio "resiste" ad ogni folle idea di "semplificazione". Se annulli i presidi sul territorio e pensi di poterlo governare senza mezzi, senza risorse e, per di più, da remoto crei le condizioni per i disastri cui stiamo assistendo. Ecco: ripensare la sciocca idea che il territorio (quello vero) sia governabile da remoto…. Questo potrebbe essere un altro insegnamento da trarre dalle tragedie che sono sotto i nostri occhi.