09/01/2017 - Mercato del lavoro, la geografia provincia per provincia
Mercato del lavoro, la geografia provincia per provincia
di Mauro Pizzin
È Vibo Valentia la provincia italiana con il più basso tasso di occupazione: la provincia calabrese conta appena il 35,8% nella fascia tra i 15 e i 64 anni, contro il 71,4% di Bolzano. Sempre a Sud, con il 32,2% è Crotone a registrare invece il più alto tasso di disoccupazione, mentre Cosenza detiene il poco invidiabile record della disoccupazione giovanile femminile (84,4%) in un'Italia che con il 18,3% è al penultimo posto in Europa nella differenza fra il tasso d'occupazione uomo-donna dietro alla sola Malta (25,2%).
Sono, questi, solo alcuni dei dati relativi al 2015 presentati ieri nel «Primo rapporto sulle dinamiche del mercato del lavoro nelle province e nelle grandi città italiane», curato dall'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro.
Il rapporto valuta anzitutto la situazione degli occupati, partendo da un'analisi sul livello d'istruzione, benchmark significativo anche per testare la competitività dei nostri comparti produttivi. Ebbene, i numeri sono tutt'altro che lusinghieri: l'indagine rivela, infatti, che il livello d'istruzione dei lavoratori italiani rispetto a quelli europei è molto basso: quasi un terzo ha conseguito al massimo la licenza media (31,8%; 17,8% nella media EU-28), ma con quote drammatiche nel Mezzogiorno e in particolare nella provincia di Nuoro, dove il 55,1% degli occupati non ha completato la scuola dell'obbligo.
Solo il 21% dei lavoratori è laureato, contro il 33,4% nella media europea, un dato, quest'ultimo, che rende ancora più necessario avviare delle politiche volte a frenare la fuga all'estero dei nostri giovani laureati; la quota più elevata di laureati si registra nella provincia Roma (29,9%), anche per la presenza numerosa di dipendenti pubblici, seguita da Milano (28,7%), quella più bassa nelle province di Sondrio (11,6%) e di Medio Campidano (12,5%).
Tipi di contratto
Per quanto concerne le tipologie contrattuali utilizzate nei rapporti di lavoro, l'indagine distingue gli occupati italiani in lavoratori standard - ossia i dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, compresi i part- time volontari - e i lavoratori non standard, costituiti da coloro che hanno un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ma in part-time involontario, i dipendenti a termine, i collaboratori e gli autonomi. Su questo fronte, si evidenzia che dei circa 22 milioni di occupati nel 2015, poco meno di due terzi sono lavoratori con contratti standard (14 milioni, pari al 64,2%) e poco più di un terzo i non standard (7,9 milioni, pari al 35,8%): una quota, quella dei lavoratori italiani non standard, nettamente superiore alla media europea.
Disoccupazione giovanile
In materia di disoccupati l'allarme maggiore, e non poteva essere diversamente, viene lanciato quando si parla di disoccupazione giovanile: con un tasso pari al 40,3% la media è più del doppio di quella europea (20,3%), con picchi drammatici del 74,7% nella provincia di Medio Campidano e numeri lusinghieri in quella di Bolzano (11,9%), in cui molto incide, in positivo, la larga diffusione dell'apprendistato per la qualifica, il cosiddetto sistema duale.
L'osservatorio ha curato anche un focus sul lavoro immigrato, con circa 4 milioni di unità oltre il 10% della popolazione in età lavorativa a livello nazionale. Per quanto concerne i 13 comuni di maggiori dimensioni (su cui si è concentrata su questo fronte l'indagine) il tasso d'occupazione degli stranieri (66,6%) è mediamente superiore di 9 punti percentuali rispetto a quello degli italiani: un divario che se scende a Milano (69,4% fra gli italiani, 72,9% tra gli immigrati) si allarga però in maniera significativa a Napoli (58,3% contro 34,8%).