06/06/2016 - da bellissima a pasticciata. Le contraddizioni di un intellettuale “organico”
DA BELLISSIMA A PASTICCIATA LE CONTRADDIZIONI DI UN INTELLETTUALE “ORGANICO”
DI LUIGI OLIVERI · 5 GIUGNO 2016
di Luigi Oliveri
Della posizione di Benigni sul referendum costituzionale non dovrebbe far discutere tanto la capriola del passaggio dal sì al no, a seguito del comando del premier.
La questione non sta tanto nella coerenza del comico toscano, soprattutto in un Paese nel quale la coerenza non è stata mai vista come una qualità particolarmente da apprezzare.
Ciò che lascia riflettere è, invece, la motivazione di Benigni del sì, per altro identica a quella di Massimo Cacciari e molti altri esponenti della sinistra che 10 anni fa si opposero alla riforma della Costituzione proposta da Berlusconi, sotto molti aspetti praticamente identica a quella sottoposta al referendum del prossimo ottobre.
La motivazione addotta al “sì”, in sintesi è: “l’attuale Costituzione è bellissima; la riforma è pasticciata; ma, comunque, siccome è pur sempre una riforma che cambia qualcosa, dico sì”.
Questo tipo di ragionamento mette in evidenza come nella sostanza il “sì” cerchi di rivolgersi a “testimonial” disposti ad una propaganda favorevole alla riforma, ma totalmente acritica.
E’ piuttosto facile evidenziare l’irrazionalità estrema, insieme con l’ipocrisia, di un “sì” ad una riforma che si riconosce essere “pasticciata”, termine eufemistico per non dire che si tratta di una legge costituzionale mal concepita e peggio formulata. E’ un sì ipocrita, perché chi lo esprime con questa motivazione si schernisce, fa il neghittoso, agisce consapevole che non si tratta certamente di una buona riforma, ma come spinto da un destino ineluttabile più forte di lui, che lo costringe a dire di sì, perché altrimenti chissà quale baratro si aprirebbe se restasse “l’immobilismo”.
Affermare che è corretto cambiare la Costituzione ritenuta bellissima con una riforma pasticciata è come restare estasiati davanti alla Primavera di Botticelli, ma contestualmente chiedere l’intervento di un pittore per modificarla: una cosa totalmente priva di senso.
Come detto, non è solo Benigni a proporre questo paradosso, ma anche tanti tra i “professoroni” (che se si oppongono alla riforma sono vecchi e gufi, ma se dicono sì, sono giovani, ottimisti, alti e biondi) reclutati per ostentare “autorevoli” testimonial. Ci sarebbe, tuttavia, da chiedere ai professori che sostengono il “sì” ad una riforma che essi stessi riconoscono incompleta e abborracciata, se agli esami sarebbero altrettanto indulgenti coi loro studenti, promuovendoli egualmente a seguito di un esame “pasticciato”.
Non si capisce come sia possibile sostenere, soprattutto da parte di intellettuali che di mestiere fanno i professori e, quindi, ricercano ed insegnano il miglioramento continuo, che la riforma della legge fondamentale di una Nazione possa essere accettata, pur nella consapevolezza che sia mal congegnata. Non si capisce come possa immaginarsi che la Costituzione possa o debba essere cambiata per il gusto di cambiare, riservandosi eventualmente di “correggerla” in seguito.
Si tratta di atteggiamenti davvero inconcepibili, dal momento che nessuna persona men che dotata del buon senso del padre di famiglia accetterebbe mai a casa propria un lavoro approssimativo, con la riserva di doverlo rivedere in seguito.
Chi si assume la responsabilità della guida di un Paese, specie se aiutato in questo da una maggioranza aberrante fornita da un premio elettorale considerato incostituzionale e se assurto alla guida con manovre di Palazzo senza essere passato per il consenso del popolo sovrano, dovrebbe agire con maggior prudenza. Riformare è ovviamente lecito e possibile. Non è accettabile il riformare per riformare, dando vita ad esiti non soltanto imperfetti (la perfezione non è di questo mondo), ma smaccatamente approssimativi.
Se si guida male un comune o una società comunale, le conseguenze possono essere buche nelle strade, sporcizia, mezzi pubblici in ritardo o argini di fiumi che collassano per l’esplosione di tubi dell’acqua mai mantenuti: danni gravi, anche di immagine, che restano circoscritti però (salvo quando si tratti di città turistiche simbolo dell’Italia nel mondo) entro le mura cittadine.
Una gestione provvisoria delle riforme, errori nella scrittura della Costituzione creano danni rilevanti e difficilmente rimediabili ad una Nazione intera.