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27/01/2016 - Corruzione percepita: l’Italia scala 8 posizioni, ma in Europa è penultima

tratto da corriere.it

Corruzione percepita: l’Italia scala 8 posizioni, ma in Europa è penultima

 

Il rapporto 2016 di Transparency international: il nostro Paese è al 61° posto, un anno fa eravamo al 69°. Sul podio Danimarca, Finlandia e Svezia

  di Giovanni Bianconi
 
 
 

Anche nel 2015 l’Italia resta al penultimo posto nella classifica europea dei Paesi con il più basso grado di corruzione percepita. Oppure, leggendo la graduatoria al contrario, è seconda per inquinamento del malaffare nel settore pubblico. Sempre percepito, giacché il dato reale non è calcolabile. Peggio di noi sta solo la Bulgaria, mentre lo scorso anno era la Romania. E’ ciò che emerge dal rapporto 2016 stilato da Transparency international, presentato oggi a Roma dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, dal presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello e da Virginio Carnevali, responsabile della sezione italiana di Transparency, associazione non governativa per la prevenzione e il contrasto della corruzione nel mondo.

La classifica

Nella classifica mondiale, invece, l’Italia guadagna qualche posizione, sebbene il dato sia rimasto lo stesso; ma mentre nel 2014 eravamo al 69° posto, nel 2015 siamo saliti al 61°, grazie allo slittamento verso il basso di altre nazioni, come il Brasile L’indice di percezione è calcolato sulla base dei pareri raccolti ed elaborati (a livello internazionale) attraverso una media delle indicazioni fornite da 11 diverse istituzioni che «catturano» ciò che uomini d’affari ed esperti nazionali pensano, in base alla loro esperienza diretta, rispetto all’incidenza del malaffare nell’economia e nella gestione della cosa pubblica nei rispettivi Paesi. La percezione avvertita da chi «se ne intende» è l’unico indice utilizzabile e paragonabile fra Stati, perché la corruzione è di per sé un fenomeno occulto e le legislazioni per la prevenzione e la repressione sono diverse da un paese all’altro. Se si guardassero soltanto le inchieste e i processi, inoltre, resterebbe fuori tutto ciò che investigatori e inquirenti non sono riusciti a dimostrare (il che non significa che non esiste) e quello che non emerge, solitamente la gran parte del fenomeno. La scala con la quale si misurano i dati va da 0 a 100, dove 0 corrisponde al più alto grado di corruzione percepita e 100 il più basso.

Nella graduatoria 2015 il Paese meno inquinato si conferma la Danimarca (indice 91), seguita nell’ordine da Finlandia (90), Svezia (89) e Nuova Zelanda (88). La Germania è al decimo posto con indice 81 (qui, ad esempio, lo scandalo Volkswagen non viene preso in considerazione perché non riguarda il settore pubblico ma una multinazionale privata), alla pari di Gran Bretagna e Lussemburgo. L’Italia è sessantunesima con 44 punti (ben al di sotto della media europea attestata su 67, soprattutto per via dell’alto punteggio accumulato dai Paesi del Nord), preceduta da quasi tutto il Vecchio continente ma anche da Stati come Capo Verde (indice 55), Ruanda (54), Namibia (53) o Cuba e Ghana (47). All’ultimo posto della classifica mondiale ci sono a pari merito Somalia e Corea del Nord (indice 8) preceduti dall’Afghanistan (11) e dal Sudan (12).

L’allarme di Confindustria

Che l’Italia non sia messa bene in tema di corruzione è confermato da altri indicatori o sondaggi ripresi da Transparency. Secondo L’eurobarometro curato dalla Commissione europea, il 97 per cento dei cittadini considera il fenomeno molto diffuso (58 per cento) o abbastanza diffuso (39 per cento). Anche il sondaggio effettuato dall’Ipsos nel 2010, e utilizzato per un rapporto di Confindustria del 2014, conferma l’allarme sul fronte di imprenditori o aziende che non investono in Italia; tra questi, «l’11 per cento ha espresso un giudizio molto negativo sullo stato della corruzione nel nostro Paese e il 51 per cento negativo». Totale, 62 per cento, quasi due terzi.

27 gennaio 2016 (modifica il 27 gennaio 2016 | 10:29)

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