07/01/2016 - Cantone ex machina
Cantone ex machina
Dall’intervista di oggi del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione al Messaggero:
«Sarà un grande cambiamento, molto profondo. La legge delega introduce novità rilevantissime, che prevede un meccanismo di semplificazione delle regole e la creazione di regole secondarie che vedranno l’Anac come ente regolatore»
Che significa? Più poteri all’Anac?
«Sì, sarà ampliato in modo significativo il potere dell’Autorità. Saremo non solo un organismo di vigilanza ma di regolazione dell’intero sistema degli appalti. E questa è la vera grande scommessa del codice. Ad esempio, il vecchio regolamento degli appalti sarà sostituito dalle linee guida che dovranno essere proposte dall’Anac e poi recepite dal ministro delle infrastrutture»
Quindi abbiamo una Autorità che detta, ed un ministero che scrive. Interessante.
Ma non finisce qui, perché
«Non è pensabile, come è accaduto sino ad oggi, che un comune di 500 anime possa gestire appalti da un miliardo di euro. Ogni stazione appaltante dovrà avere background e competenze per poterlo fare. E il sistema di qualificazione della stazione appaltante spetterà all’Anac»
Ecco, che diamine. E comunque, siamo benevoli verso l’esecutivo ed il legislatore, suvvia:
Chiederà più mezzi, più risorse, più uomini?
«L’Anac nel giro di un anno si è posta come punto di riferimento di una serie di questioni e questo è per me una ragione di vanto e di soddisfazione. Ma non appartengo alla schiera di quelli che chiedono sistematicamente aumenti di risorse. Il 2016 sarà per noi un anno di svolta. Le novità che ci aspettano sono molte, dal nuovo codice degli appalti all’attuazione del decreto sulla trasparenza sulla Pa fino agli arbitrati. Una volta che saranno individuati con precisione i nostri poteri, verificheremo se sarà necessario rafforzare anche la struttura»
Eh si, il 2016, sarà proprio l’anno della svolta. Avremo un’Autorità che si estenderà sino alle Colonne d’Ercole, par di capire. E del resto, perché criticare un ambizioso magistrato se il premier ha deciso di fare di lui una sorta di dominus di questo paese, e di estenderne le competenze anche ad ambiti che con la pubblica amministrazione c’entrano poco e nulla, come gli arbitrati bancari e la tutela dei consumatori di servizi finanziari? Se anche voi (come noi) state ponendovi la domanda, la risposta l’ha fornita, tempo addietro, uno dei commissari Anac in una intervista televisiva, quando ha liquidato quasi infastidito le perplessità sull’ampliamento del ruolo dell’Autorità dicendo che la medesima “si occupa di tutto quanto riguarda la trasparenza, e quindi…”
Beh, vero, se si tratta di trasparenza Cantone ed i suoi colleghi hanno davanti un’autostrada, in questo paese. A proposito, ma gli arbitrati bancari si limiteranno al caso delle obbligazioni subordinate delle quattro banche “risolte” oppure funzione e capacità resteranno permanenti ed acquisite all’Anac, creando un nuovo vigilante sui mercati finanziari? Non è che il dottor Cantone pensa di offrirsi generosamente a subentrare alla Consob e magari alla vigilanza della Banca d’Italia, in nome della grande sete di trasparenza che arde il nostro paese?
In Italia abbiamo una elevata frammentazione di entità di controllo e vigilanza amministrativa, che tende a produrre irresponsabilità e mancanza di accountability, per cui una semplificazione era lungamente attesa. Ma attenzione a non pensare che centralizzando tutto in capo ad una persona ed in ambiti molto eterogenei di regolazione e vigilanza si faccia un passo avanti verso la soluzione dei problemi. Beato il paese che non ha bisogno di un deus ex machina costruito su un piedistallo trasparente. Al di là delle certamente ottime intenzioni del dottor Cantone. E sperando che non ci sia alcuna rima con ambizione.