05.06.2015 - La casta dei segretari comunali: un parassita che uccide gli enti locali
La casta dei segretari comunali: un parassita che uccide gli enti locali
di Christian Francia –
“I parassiti sono invertebrati che vivono dentro o sui corpi di altri animali. Il parassitismo è un adattamento negativo della lotta per la sopravvivenza, e implica sempre un modo di vita che richiede la minor resistenza possibile. I parassiti colpiscono i loro ospiti poiché si nutrono dei loro tessuti e delle loro cellule, e i danni che arrecano variano da una leggera offesa locale alla distruzione completa”.
Enciclopedia Britannica (1932)
Ho maturato una lunga esperienza negli enti pubblici a tutti i livelli (dai Comuni al Parlamento) e dovunque abbia messo le mani ho scoperto che il primo degli ostacoli alla soluzione dei problemi si chiama Segretario.
I cittadini non conoscono questa particolare forma di parassiti, che prosperano perché sono parassiti di altri parassiti della società: i politici. Questa loro natura ancillare del sindaco, del presidente di Provincia, di Regione, di un ente pubblico qualunque, li rende invisibili, irresponsabili, inutili e dannosissimi per i bilanci in quanto godono di stipendi di gran lunga superiori a quelli dei normali dipendenti.
Il problema è divenuto insopportabile da quando la crisi ha prosciugato le casse pubbliche, tanto che i piccoli Comuni sono costretti – per poter pagare i lauti stipendi segretariali – ad assumerli a mezzo servizio o ad un terzo del servizio, prendendo un solo segretario ogni due o tre amministrazioni.
Il dramma è che la figura del segretario è obbligatoria per legge, e sarebbe destinataria anche di importantissime funzioni di trasparenza, di garanzia delle minoranze politiche, di difesa della legalità, di anticorruzione, ma nessun segretario (dico: nessuno) svolge come dovrebbe i suoi compiti per il motivo banalissimo che viene nominato fiduciariamente dal sindaco o dal presidente di turno.
È la legge che lo ha trasformato in un giullare di corte che – lungi dall’ergersi a baluardo dell’ordinamento giuridico contro l’assalto dei furbi e dei corrotti – diventa il grimaldello dei sindaci/presidenti per consentire ed ammantare di regolarità le infinite porcate che la politica pretende al fine di poter mantenere la propria corte clientelare (che è la cassaforte dei voti e delle future rielezioni).
Basti fare un solo esempio: il segretario comunale di Teramo, il quale appena insediatosi fu stanato e costretto ad ammettere pubblicamente (durante una seduta del Consiglio) che il sindaco Brucchi aveva un conflitto di interessi con la società partecipata Te.Am. S.p.A. in quanto della stessa è dipendente sua moglie (e disse che quindi il sindaco non avrebbe potuto partecipare alle deliberazioni concernenti la Te.Am.); ma dopo un paio di mesi – alla prova dei fatti dell’approvazione di una delibera chiave per il futuro della Te.Am. – lo stesso segretario si è rimangiato le sue stesse parole, arrivando all’assurdo di dichiarare che la moglie non è né un parente né un affine (castroneria galattica che contraddice tutta la giurisprudenza).
Immagino nelle segrete stanze Brucchi che fa i cazziatoni al segretario comunale: “Che cazzo dici!!! Io ti ho nominato e ti faccio guadagnare una barca di soldi!!! Tu sostieni quello che voglio io, altrimenti ti mando a dirigere il Consiglio comunale a Pietracamela!!!”.
Proprio per rimediare al tragico errore legislativo di aver reso i segretari una casta al servizio dei politici (non ne ho mai visto uno che sia riuscito ad arginare la brama di illegalità dei sindaci), la legge di riforma della Pubblica Amministrazione prevede l’eliminazione della figura segretariale, una norma sacrosanta che estirpa un male incurabile.
A maggio la legge di riforma della P.A. ha ricevuto il primo sì da parte del Senato e adesso è in discussione alla Camera dei Deputati. Naturalmente la ventilata abolizione del Segretario ha fatto infuriare i segretari, i quali si sono scoperti solo oggi paladini della legalità.
Anche i segretari abruzzesi hanno aderito alla protesta nazionale e hanno rimesso simbolicamente le nomine a “responsabili della prevenzione della corruzione” (ruolo affidato loro dalla Legge 190/2012). Infatti, sono oltre seicento i segretari comunali e provinciali italiani, una quarantina quelli abruzzesi, che hanno aderito alla protesta in programma dal 2 giugno per contestare l’abolizione della loro figura professionale, prevista dal disegno di legge in itinere.
Leggete cosa dichiarano i segretari: “Una funzione di tale importanza non può essere serenamente svolta da dipendenti pubblici oggi così gravemente delegittimati. Risulta pressoché impossibile sostenere con la necessaria autorevolezza il compito di “garanti della legalità” da sempre svolto dai segretari comunali e, in particolare, quello di “responsabili anticorruzione” attribuito non a caso dal legislatore al segretario comunale”.
Contro l’abolizione della figura segretariale si sono espressi già 11 consigli regionali e amministrazioni locali, che hanno approvato deliberazioni di dissenso inviando anche lettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
I segretari degli enti locali chiedono anzi la “valorizzazione di una figura al servizio dei cittadini per la tutela della legalità” e respingono l’abolizione come “meramente liquidatoria di un patrimonio di esperienza professionale lungo 150 anni”. Peccato che si siano svegliati tardi, se avessero dimostrato con gli esempi l’utilità della loro funzione, magari qualcuno avrebbe mosso un dito per salvarli, e invece hanno mostrato solo servilismo.
Anche il pessimo Consiglio regionale dell’Abruzzo, allo scadere della scorsa legislatura nel maggio 2014, fece in tempo a dare l’ennesima prova negativa approvando all’unanimità in limine mortis una risoluzione urgente affinché il Presidente della giunta intervenisse presso il Governo centrale per evitare che la figura del Segretario comunale venisse cancellata.
Pare però, una volta tanto Renzi farebbe cosa buona, che per i segretari comunali la strada sia ormai segnata: la loro figura non esisterà più e dovrebbe confluire in un’apposita sezione a esaurimento del ruolo dei dirigenti degli enti locali, in modo che non esista più lo status di segretario comunale.
Fra le varie voci levatesi a difesa dei parassiti, stupisce quella del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, il quale ha espresso forti perplessità in merito alla proposta di abolizione dei Segretari comunali, sostenendo che appare poco coerente con l’intenzione di potenziare la normativa anticorruzione, della quale i segretari, per legge responsabili anticorruzione e della trasparenza, sarebbero un fulcro fondamentale. Come del resto, aggiunge Cantone, fondamentale sarebbe la loro opera a garanzia del coordinamento dell’attività amministrativa e, soprattutto, della legittimità complessiva dell’operato degli enti locali.
Belle parole, ma Cantone non ha mai messo piede in un ente locale e mi farebbe enorme piacere se Cantone mi fornisse un solo esempio – ammesso che ce ne siano – di segretario che si sia opposto ad una sola illegalità, un esempio di un segretario che abbia denunciato un episodio di corruzione, che abbia stanato un imbroglio, fermato un appalto truccato, impedito una assunzione illegittima, arginato l’emorragia di soldi pubblici che finiscono nella cloaca delle società partecipate senza nessunissimo controllo.
Ce ne fossero di tali esempi, ma non ci sono, perché la legge rende i segretari schiavi dei sindaci/presidenti che li nominano e danno loro parecchi soldi aggiuntivi rispetto ai loro stipendi base. Per cui – per come è impostata la carriera segretariale oggi – è molto meglio per i cittadini che la loro figura venga abolita. Tanto gli unici responsabili dell’attività amministrativa sono sempre e solo i dirigenti, restando il segretario uno sterile fuco.