Luigi Oliveri: la revoca di Rovato, i segretari comunali, lo spoil system
Anticorruzione segretari comunali, la resa dei conti dello spoil system
di Luigi Oliveri
Il sindaco del comune di Rovato nei giorni scorsi ha fatto fuori, senza troppi complimenti, il segretario comunale, senza nemmeno attivare la procedura di garanzia prevista dall’articolo 1, comma 82, della legge 190/2012. Il motivo è sostanzialmente connesso all’interruzione del “rapporto di fiducia”, come emerge dalla motivazione formale dei provvedimenti del sindaco.
Sembra, invece, che la causa vera consista nella seria attuazione, da parte del segretario, del sistema di controllo anticorruzione imposto dalla legge, ma prima ancora dall’etica pubblica, che ha evidenziato sistemi di gestione di appalti piuttosto allegri, indifferenti, ad esempio alla necessità di stipulare il contratto e subordinarne la gestione ed i pagamenti alle necessarie clausole, controlli e alla concorrenzialità.
Il legislatore italiano non riesce mai a venire fuori dalle ambiguità e contraddizioni, così come dall’enfasi di annunciare misure straordinarie per garantire il bene e l’interesse pubblico, mantenendo altre che, invece, non consentono di raggiungere detti obiettivi.
Dunque, i segretari comunali sono stati posti al centro del sistema anticorruzione, recuperando in capo a loro le competenze e funzioni storicamente connesse al loro ruolo: una funzione di programmazione e controllo delle attività, a garanzia della legittimità amministrativa.
Tale ruolo, fondamentale insieme con quello dei sistemi di controllo preventivo di legittimità un tempo attestato nei Co.Re.Co, venne messo fortemente in discussione con le riforme dei primi anni ’90 e in particolare l’elezione diretta dei sindaci. La diretta legittimazione popolare rafforzò la convinzione dei vertici degli enti locali di disporre di un potere molto forte e ampio, tale da non tollerare intromissioni “esterne”.
I Co.Re.Co. e i segretari comunali, per questa ragione, vennero presi di mira. Tanto che i primi, anche per effetto della sciagura rappresentata dalla riforma del Titolo V della Costituzione, sono stati eliminati. I secondi, da garanti della legittimità e del buon andamento, trasformati in un non ben precisato ruolo in staff ai sindaci, reso precario da uno spoil system molto pronunciato.
Le riforme Bassanini e del Titolo V sono, ad uno sguardo oggettivo, un fallimento completo. Hanno determinato situazioni paradossali, come, solo per citare alcuni esempi, le ordinanze anti zingari o le ronde, dovute a sindaci convinti di poter disporre di poteri normativi come fossero capi di stati indipendenti; o l’esplosione della spesa pubblica nelle regioni. Senza più alcun diaframma, per quanto fragile, di controllo preventivo.
La legge anticorruzione è, in qualche modo, un timido riflusso di ritorno, un molto parziale sistema di revisione, sorto con difficoltà dalle macerie di quelle riforme.
Tale legge contiene molti difetti, in particolare l’eccesso di burocrazia. Tra essi, ne spiccano due: le misure comportamentali sono espressamente rivolte solo ai dipendenti, senza prendere di mira gli organi politici, come se essi fossero estranei alla corruzione; l’attribuzione al segretario comunale di un ruolo centrale di responsabile della prevenzione della corruzione, mantenendo, però, la sua soggezione allo spoil system.
E’ evidente che le due cose non possono stare insieme. In effetti, già a partire dalle sentenze della Corte costituzionale maturate dal 2097 con la sentenza 103 l’incostituzionalità della disciplina dello status dei segretari comunali, come regolato dal d.lgs 267/2000 appariva evidente.
Che l’attribuzione ai segretari del ruolo di responsabili anticorruzione, con la connessa ri-accentuazione della funzione di controllo, lo dimostra proprio l’articolo 1, comma 82, della legge 190/2012, il cui scopo è evitare esattamente quanto avvenuto a Rovato: l’esautorazione dovuta al doveroso e corretto adempimento alle proprie incombenze.
L’ordinamento degli enti locali, come l’intero sistema organizzativo pubblico, è a un bivio. I costi della corruzione, elevatissimi (60 miliardi l’anno, stima la Corte dei conti) vanno azzerati. Ma, occorre adottare decisioni irrinunciabili per ridurre la spesa pubblica: tra le prime, eliminare totalmente lo spoil system e gli incarichi dirigenziali “fiduciari”, che creano una dirigenza “politica” costosissima (la media degli stipendi dei dirigenti a contratto assunti alla regione Lazio è di 120.000 e fa maturare negli organi di governo l’idea secondo la quale la dirigenza non ha solo il compito di attuare le decisioni programmate, bensì di svolgere funzioni consonanti con l’idea politica, piegando le norme e gli interessi generali a tale scopo. Si crea, così, un’inammissibile dipendenza che da funzionale e servente, diviene politica e servile.
Casi come quello di Rovato, abbinati alla provocazione del sindaco di Lodi che di recente chiede l’abolizione dei segretari, dimostrano la recrudescenza di un sentimento politico, in particolare, dei sindaci, contrario alle forme non tanto di controllo, quanto di garanzia che l’azione amministrativa si svolga secondo i canoni di corretta amministrazione.
I sindaci si sentono a capo di amministrazioni superiorem non recognoscens, non semplicemente dotate di autonomia, ma di sovranità. I comuni, tramite l’Anci, fanno pressioni sul Governo perché la loro spesa complessiva di circa 70 miliardi non sia interessata in alcun modo da limature, sicchè anche laddove l’Imu dovesse davvero essere ridotta, la sua trasformazione in Trise, Tari, Tasi, Tuc o l’incremento dei trasferimenti, lascerebbe intatto il flusso di spesa.
I sindaci probabilmente mostreranno ancora di più l’insofferenza verso le norme anticorruzione e i segretari comunali nei prossimi mesi, quando i piani triennali entreranno in funzione. Per altro, pochi hanno notato che è sanzionata, per i segretari, la mancata predisposizione dei piani e dei loro aggiornamenti, ma non vi è conseguenza alcuna per gli organi di governo che eventualmente non li approvino.
Dal 1997, a seguito delle riforme Bassanini, si trascina uno spoil system che non è più sostenibile, se davvero si intende lottare contro la corruzione e garantire la corretta amministrazione.