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02/03/2020 - Spesa ridotta di più del 50% per i Comuni, con il debito allo Stato

tratto da lapostadelsindaco.it
Spesa ridotta di più del 50% per i Comuni, con il debito allo Stato
La Rivista del Sindaco  02/03/2020 Approfondimenti
Stando ad un calcolo effettuato dall’Ifel durante la giornata di approfondimento sulla manovra, si parla di un risparmio di circa 800 milioni grazie alla ristrutturazione dei debiti comunali con l’accollo allo stato, un cifra che porterebbe ad un taglio di oltre il 50% alla spesa per interessi, che i sindaci devono affrontare a causa dei propri mutui. Una norma che gli amminstratori locali hanno spinto per ottenere, trattando con Laura Castelli (M5s), viceministra dell’Economia, tentando così di risolvere il problema strutturale dei conti locali.
Eppure queste cifre che la Fondazione dell’Anci ha riportato per la finanza locale solo all’apparenza sono da considerarsi ambiziosi. Il calcolo della stima deriva dalla distanza tra il tasso medio che i Comuni pagano oggigiorno (circa il 4,5%) e quello con cui lo Stato si finanzia con le emissioni decennali (circa l’1%). Questa disparita è rafforzata dai numerosi mutui comunali contratti prima della crisi di finanza pubblica che tra i vari risultati ha anche congelato i tassi. Si deve però considerare che con l’aumento del merito di credito del titolare di debito (derivato dal passaggio allo Stato), quest’ultimo avrebbe una maggior forza negoziale per poter rinegoziare i contratti con Cdp e le banche., il tutto senza costi aggiuntivi per il Tesoro, poiché rimarrebbero a carico dei Comuni tanto gli interessi residui quanto le penali, che sono ancora adesso l’ostacolo più duro dell’intera operazione. Per quanto riguarda le penali, l’estinzione anticipata non porterebbe al pagamento dei costi da riconoscere per gli interessi futuri, stando ai tecnici Anci-Ifel. Quindi, con il diminuire degli interessi dovrebbero calare anche le penali.
Aspetti tecnici molto importanti, che portano la discussione ad essere ancora aperta, nonostante si conferma lo scopo dell’operazione: tagliare il più possibile la spesa improduttiva per eccellenza in modo da liberare risorse che si potranno dedicare ai servizi. Allo stesso modo non è affatto celato il principale dubbio, ovvero la difficoltà di coordinare la ristrutturazione dei migliaia di contratti che si trovano divisi tra circa 8.000 Comuni di piccole e medie dimensioni. A tale scopo, a Palazzo Chigi si sta già lavorando per scrivere un decreto riguardante le necessarie regole attuative, che dovrà trovare un forte appoggio dalla struttura centrale del Mef, che andrà poi a coordinare le operazioni. In sunto, starebbe ai sindaci adoperarsi per voler intervenire sul proprio debito, ma poi la regia centrale definirà caso per caso quale via sarà necessaria tra: ristrutturazione, rinegoziazione ed estinzione anticipata.
Articolo di Massimo Chiappa
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