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11/05/2019 - Il Reddito di cittadinanza modifica il modello di welfare e di finanza pubblica

tratto da Azienditalia 5/2019

Il Reddito di cittadinanza modifica il modello di welfare e di finanza pubblica

di Michelangelo Nigro - Dirigente al Bilancio al Comune di Trani e Barletta (BT)

QUI l'articolo completo

Il 2019 sarà sicuramente ricordato per l’introduzione nel nostro sistema di welfare del Reddito di cittadinanza e della Quota 100. Con Legge 28 marzo 2019, n. 26, di conversione del D.L. 28 gennaio 2019, n. 4, ne sono stabilite le regole di funzionamento. Una Legge molto articolata e complessa e, a detta dei tanti, di difficile attuazione. Il tema di questo contributo è focalizzato sul Reddito di cittadinanza (Rdc). Ma da quale punto di vista? Sono diverse le analisi che possono essere condotte sul Reddito di cittadinanza. Nel meditare su quale dei tanti possibili riflessi concentrare l’attenzione, si è ritenuto evitare di trattare l’argomento dal punto di vista delle procedure sul “come si fa per ottenerlo e a quanto ammonta il sostegno al reddito”. Infatti, per rispondere a tali domande sarebbe sufficiente (!) scaricare tutta la documentazione dal sito dell’INPS o dal link redditodicittadinanza.gov. it delMinistero del lavoro e delle politiche sociali, o, in alternativa, rivolgersi ad un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) o ai Centri per l’Impiego. È però altrettanto vero che sono queste le due principali domande poste dagli oltre 3,5 milioni potenziali beneficiari; il target del Governo era di 5 milioni; le domande pervenute fino al 30marzo si sono fermate a circa 850mila, per un numero di beneficiari che non supera, al momento, i 2,5 milioni. La distribuzione territoriale vede molte Regioni del Nord in cima alla classifica delle domande pervenute; la lettura di tale dato potrebbe portare ad una duplice considerazione: scarsa conoscenza dello strumento del RdC nel Sud Italia (potremmo chiamarlo anche scetticismo) o preferenza, in alcune Regioni meridionali, di non uscire allo scoperto. I dati macroeconomici escludono che la Lombardia o il Piemonte siano, ad esempio, più poveri della Puglia. Né tanto meno ci si vuole soffermare sulla definizione di “nuclei familiari” e sul numero degli stessi. Le statistiche sembrerebbero registrare un aumento di cambi di residenza e un rischio di incremento di separazioni e divorzi (sino a qualche anno fa il 25% dei divorzi avveniva per motivi fiscali). Altrettanto difficile è la trattazione del tema, se analizzato dal punto di vista dell’impatto sul mercato del lavoro, laddove si intravede il rischio di appiattimento degli stipendi o di sperequazione tra chi attualmente già lavora con uno stipendio di circa 900 euro mensili e chi, non lavorando, ma cercando/ aspettando un lavoro, percepirà una cifra che potrà anche superare tali valori in base alla composizione del proprio nucleo familiare. Così come in queste pagine non si affronta il tema della capacità organizzativa dei Centri per l’Impiego, che dovranno agevolare l’incrocio domanda e offerta di lavoro. Ma qui ci saranno i Navigator. Pertanto, dopo aver elencato ciò di cui tale contributo non tratta, si anticipa che le pagine che seguono vogliono offrire un approfondimento su quanto tale strumento inciderà sui modelli del welfare, sulla capacità dei nostri Sindaci di assorbire il compito di “accompagnare” i beneficiari ad ottenere un lavoro (di fatto i Comuni costituiranno un “parcheggio” in attesa del lavoro).Ma, in particolare, si vorrà far riferimento ai temi del rapporto tra politiche di finanziamento dell’Europa, delle Regioni e dei Comuni; si tratterà l’ambito della fiscalità locale, dei lavori socialmente utili (o lavori di pubblica utilità), della organizzazione della macchina amministrativa dei servizi sociali, la cui competenza ricade sui nostri Sindaci. E fin qui, solo le premesse.

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